7 – 8 maggio 2024, BolognaFiere

Ultimi ostacoli alla tecnologia da indossare

A settembre 2013 la rivista Forbes pubblicava un articolo sul lancio di Samsung Galaxy Gear, dichiarando con coraggio che il 2013 sarebbe stato “l’anno della tecnologia indossabile”. Poi però, in seguito a tassi d’adozione lenti nei tre mesi successivi, la scadenza fu estesa e la rivista Wired annunciò che in realtà la tecnologia da indossare avrebbe sfondato davvero nel 2014.

Anche se nel 2014 si è verificato l’ingresso nel mercato di nuovi smartwatch e sono stati fatti significativi passi avanti nel Project Glass di Google, i tassi d’adozione di tecnologia indossabile non hanno mai raggiunto livelli tali da considerare questo un fenomeno mainstream. Di conseguenza, la comunità tecnologica è stata costretta ad adattare nuovamente le sue previsioni, dichiarando che il 2015 sarebbe stato il tanto atteso “anno della wearable tech”.

In effetti il mercato della tecnologia indossabile sembrava più promettente che mai. Il nuovo smartwatch Apple stava si stava imponendo in buona parte della popolazione, i Google Glass stavano a grandi passi raggiungendo le fasi finali del primo beta test e praticamente ogni singolo produttore di telefoni cellulari stava creando la propria versione di dispositivi da indossare. Sembrava davvero che le previsioni si stessero finalmente avverando e che presto le nostre strade sarebbero state invase da persone che telefonavano per mezzo del proprio smartwatch o effettuavano chiamate via Skype tramite un paio d’occhiali.

Nel 2015, momento di disillusione

Eppure, il 2015 è iniziato da sei mesi ormai e l’adozione mainstream di wearable tech resta lenta. I Google Glass sono stati ritirati dal mercato e gli smartwatch sono ancora generalmente considerati come poco più di un accessorio per telefoni cellulari. Anche se il 2015 è stato l’anno partenza del lancio vero e proprio della tecnologia indossabile, i partecipanti a questa gara verso l’adozione diffusa faticano persino a vedere la linea d’arrivo. Ora che entriamo nella seconda metà dell’anno, sono molti gli analisti che dichiarano che in realtà sarà il 2016 “l’anno della tecnologia indossabile”.

Dopo così tanti anni sull’orlo del successo, sembra che la tecnologia da indossare rimarrà per sempre un’utopia. Persino nel lontano 1975, quando la Hamilton Watch Company aveva prodotto il primissimo orologio con calcolatrice, molti si erano spinti ad annunciare che la tecnologia indossabile sarebbe stata la grande novità imminente. Eppure, dopo anni di tentativi, pare che nessuno sia ancora riuscito a far funzionare la tecnologia indossabile per il mercato generale. Che si tratti dello smartwatch MSN Direct di Microsoft o degli occhiali musicali Thump di Oakley, i dispositivi indossabili si sono dimostrati una sfida insormontabile per marchi tecnologici e di moda.

Le barriere da abbattere

Oggi che sul mercato sono disponibili oltre 300 dispositivi da indossare, la tecnologia wearable non è mai stata così vicina alla diffusione generale, eppure i tassi d’adozione anno su anno rimangono sempre più lenti del previsto. Per capirne il motivo, noi di element14 abbiamo individuato quattro principali ostacoli che continuano a frenare questa tecnologia. Fintanto che queste barriere non saranno abbattute, è probabile che non vedremo mai il tanto sospirato “anno della tecnologia da indossare”:

1. Mancanza di standard concreti

Quando si parla di tecnologia da indossare spesso ci si dimentica che i dispositivi stessi sono raramente la parte più importante per l’utente; essi non sono altro che l’interfaccia di una più ampia rete di comunicazioni. Come spiega il giornalista esperto di tecnologia Ben Hamersley: “Il dispositivo indossabile non è altro che la piccola manifestazione fisica di un servizio molto più ampio… Esso può realizzare tutto il suo potenziale solo tramite una connessione a Internet”. Affinché i dispositivi indossabili realizzino il loro potenziale essi devono esistere nel più vasto ecosistema dell’Internet of Things, ovvero essere in grado di interagire con servizi Internet esterni e con altri dispositivi nella zona circostante. Si tratta di un compito estremamente arduo, perché i dispositivi indossabili non solo devono sapere quando comunicare con gli altri dispositivi, ma anche quando non farlo.

Per ogni nuovo dispositivo che si aggiunge al mercato degli indossabili, il numero di punti di connessione necessari deve aumentare, appesantendo in ultima istanza la densità totale della rete. Si prevede che il mercato dei dispositivi indossabili arriverà a toccare i 126 milioni di unità entro il 2019, e il potenziale di interferenze tra oggetti sarà sempre più difficile da gestire. A questo si aggiunge anche il fatto che gli standard attuali di UHF come Wireless HD e WiGig non sono pensati per supportare una così ampia gamma di connessioni. Di conseguenza, affinché i dispositivi indossabili siano accettati come norma sul mercato, occorre adottare uno standard più aggiornato (come l’ECMA 387).

2. Caricamento, alimentazione e durata della batteria

Una delle sfide più comunemente citate per la tecnologia indossabile è l’esigenza di batterie e soluzioni di carica più piccole ma sempre più potenti. Anche se la durata delle batterie è sempre stata un problema per la tecnologia portatile, il fatto che i dispositivi indossabili debbano essere leggeri ed esteticamente piacevoli significa che la stragrande maggioranza delle attuali soluzioni di batteria sono semplicemente irrealizzabili. Nel caso degli smartwatch questo si è rivelato un aspetto particolarmente problematico, dato che la maggior parte dei dispositivi deve essere ricaricata praticamente ogni giorno.

Un altro problema è rappresentato dalle sempre maggiori aspettative dei consumatori. Se i primi esemplari di smartwatch fornivano poco più che avvisi di messaggio e controllo del volume, oggi i consumatori si aspettano che i loro dispositivi fungano da specchio dei loro telefoni cellulari, con molteplici applicazioni e Internet LTE. Ma l’ostacolo maggiore è che gli utenti esigono che i loro gadget siano consultabili in alta risoluzione, quindi fino al 60% della batteria di uno smartwatch viene immediatamente assorbito solo per lo schermo del dispositivo.

Dato che una durata di batteria insufficiente è considerata da tutti una delle questioni più pressanti per la tecnologia indossabile, numerose aziende sono già all’opera per trovare una soluzione. Un esempio consiste nell’attuale utilizzo di Bluetooth Smart, uno standard di energia ultra bassa pensato specificamente per dispositivi IoT piccoli e portatili. Collegandosi tramite Bluetooth Smart la tecnologia da indossare può fondamentalmente scaricare una parte delle sue funzionalità sullo smartphone di un utente, riducendo il consumo energetico ed estendendo la durata della batteria del dispositivo. Oltre ai miglioramenti nella distribuzione dell’energia, molte tecnologie per estendere la vita della batteria stessa sono in fase di sviluppo. Negli ultimi mesi l’inventore James Dyson ha investito quasi 15 milioni di dollari nella progettazione di batterie con elettroliti solidi, che potrebbero potenzialmente raddoppiare la durata di funzionamento di molti dei dispositivi indossabili. A ogni modo, anche se simili sviluppi in futuro potrebbero eliminare il consumo energetico come ostacolo alla tecnologia da indossare, essi sono ancora lungi dall’essere diffusamente disponibili.

3. Eccessiva dipendenza dagli smartphone

Ora come ora, i dispositivi da indossare esistenti differiscono dalle maggior parte delle tecnologie perché non sono in sostituzione di prodotti già esistenti. Laddove i computer portatili hanno sostituito i PC e i telefoni cellulari hanno finito per sostituire i telefoni fissi, buona parte dei dispositivi indossabili sono stati posizionati come “accessori” ai telefoni cellulari, piuttosto che come loro alternativa.

Ciò è dovuto in parte al fatto che i componenti necessari per replicare le funzioni di uno smartphone sono ancora decisamente troppo grandi per essere utilizzati all’interno di un dispositivo indossabile. Ecco perché molti smartwatch, auricolari o fitness tracker hanno tutti bisogno di connettersi a un’applicazione disponibile su smartphone o tablet. Questa dipendenza da ulteriori dispositivi resta un ostacolo significativo nella mente dei consumatori, i quali si chiedono perché investire in un secondo oggetto per ottenere le stesse identiche funzioni dello smartphone che già possiedono. Più aumenta il numero di questi dispositivi sul mercato, più i fornitori di tecnologia devono impegnarsi per convincere i clienti del valore aggiunto dei loro prodotti. Ora come ora però, molti produttori di smartwatch faticano a provare questo valore e pubblicizzano questi prodotti più come acquisti “da sogno”.

4. Problemi di accettabilità sociale

Oltre ai limiti tecnici, la più ampia adozione della tecnologia indossabile è rallentata anche da una serie di considerazioni sociali. L’esempio più famigerato sono gli occhiali Google, oggetto di numerose lamentele e cause legali e banditi ormai da banche, casinò, luoghi di lavoro e ristoranti. Ma non è tutto: il progetto di Google ha anche subito una serie di opposizioni dal mondo politico che hanno portato le autorità statunitensi a decretarne il divieto di utilizzo alla guida, limitandone ulteriormente l’utilizzo diffuso.

Gli occhiali sono inoltre stati oggetto di forti critiche da parte di associazioni etiche, che li accusano di minare potenzialmente i diritti di privacy di ogni individuo. Durante la sua fase di test aperto, molti dei soggetti che li indossavano sono stati accusati di aver filmato dei passanti senza il loro consenso. In seguito a questi risultati negativi, a inizio 2015 i Google Glass sono stati riposti nel cassetto. Anche se le implicazioni sociali della tecnologia da indossare sono state ampiamente discusse, l’unico modo per convincere i consumatori a superare tali preconcetti consiste nell’usare questi prodotti e nell’ampliare la loro accettabilità sociale nel tempo. Purtroppo però, l’affermazione di queste norme sociali è un processo estremamente lento che blocca ulteriormente l’avanzamento della tecnologia da indossare.

Un problema di “pubblico”

Anche se permangono molte altre barriere alla diffusione della tecnologia indossabile che non sono state discusse in quest’articolo (estetica, peso del dispositivo, compatibilità con le applicazioni), le quattro qui menzionate rappresentano sfide tecniche di base che devono essere affrontate per garantire il successo globale della tecnologia indossabile. Anche se sono stati fatti molti passi avanti nel tentativo di superare questi ostacoli, specie riguardo la durata della batteria e gli standard del settore, concetti più astratti come l’accettabilità sociale sono barriere che si rivelano più difficili da abbattere.

È tuttavia interessante notare che queste barriere più difficili da abbattere non sono di natura tecnica e in questo senso non sono i produttori di dispositivi tecnologici ad essere indietro, ma piuttosto il pubblico generale. Opponendo resistenza allo sviluppo degli smartglasses e di dispositivi indossabili con un simile potenziale d’invasività, i consumatori impongono norme su come utilizzare o non utilizzare la tecnologia da indossare. Interpretando questa reticenza, pensiamo che non saranno Apple, Samsung e nemmeno Google a definire la data finale per “l’anno della tecnologia da indossare”; saranno i consumatori stessi a farlo.

Autore: Simon Holt, Strategic Alliance Marketing Manager di Premier Farnell

Laura Baronchelli